13 Hours by Mitchell Zuckoff

13 Hours by Mitchell Zuckoff

autore:Mitchell Zuckoff [Zuckoff, Mitchell]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-6918-763-6
editore: Salani Editore
pubblicato: 2016-03-17T04:00:00+00:00


Erano passati più di quaranta minuti da quando Alec Henderson aveva dato l’allarme nel Compound. Nel frattempo – stando a un verbale ufficiale del dipartimento della Difesa – il Diplomatic Security Command Center del dipartimento di Stato aveva comunicato la notizia dell’attacco alla Situation Room della Casa Bianca, all’ufficio del direttore della National Intelligence e all’FBI. In risposta al messaggio, alle 22.32 ora di Bengasi (le 16.32 a Washington) il National Military Command Center al Pentagono aveva informato l’ufficio del segretario alla Difesa, arrivando al segretario in persona, Leon Panetta, e al presidente dei Joint Chiefs of Staff – i capi di stato maggiore delle forze armate – generale Martin Dempsey.

Panetta e Dempsey avevano già in programma una riunione con il presidente Obama entro mezz’ora, alle 17.00 (le 23.00 a Bengasi). Come avrebbe in seguito testimoniato il segretario alla Difesa, discussero degli interventi possibili. Panetta avrebbe dichiarato a un comitato del Congresso che il presidente ordinò al dipartimento della Difesa di reagire con «ogni risorsa disponibile» e che quella fu l’unica occasione in cui Panetta stesso parlò direttamente con Obama quell’11 settembre.

Nel frattempo – secondo una lettera che la Casa Bianca inviò ai repubblicani membri del Senate Armed Service Commiteee – su richiesta di Obama il segretario di Stato Hillary Clinton chiamò il presidente Mohammed Magariaf per «coordinare il sostegno addizionale alla protezione degli americani in Libia e accedere al territorio libico». Magariaf garantì «piena cooperazione», riferiva la lettera.

Mentre vagliavano le possibili opzioni militari, il drone americano non armato di sorveglianza si avvicinava allo spazio aereo di Bengasi per fornire immagini in diretta del Compound in fiamme. Ma alle 22.30 era ancora a mezz’ora dalla sua destinazione. Gli operatori GRS dovevano muoversi alla cieca all’interno del muro di cinta del consolato.

Intanto – in base a quanto Panetta avrebbe testimoniato davanti al Congresso – due plotoni di sicurezza dei Marines di stanza in Spagna ricevettero l’ordine di prepararsi a partire, uno per Bengasi, l’altro per Tripoli. A una forza delle Special Operations impegnata in un’esercitazione in Europa centrale fu ordinato di spostarsi a sud del continente, dove avrebbe fatto uno scalo tecnico. A una squadra delle Special Operations negli Stati Uniti fu detto di prepararsi alla partenza per la stessa destinazione.

Ma alla fine nessuna di queste forze fu inviata a Bengasi.

Panetta avrebbe dichiarato inoltre che era stata valutata la possibilità di inviare aerei armati, con aerocisterne e altri velivoli di supporto, ma ci sarebbero volute nove ore di viaggio: «un problema di distanza e di tempo». I funzionari dell’ambasciata USA in Libia presero parte alle discussioni.

Gregory Hicks avrebbe testimoniato al Congresso che l’attaché alla difesa presso la sede diplomatica di Tripoli parlò con l’AfriCom e i Joint Chiefs of Staff. Il viceambasciatore avrebbe detto di aver chiesto all’attaché: «Arriva qualcuno? Ci mandano aiuto? C’è qualcuno là fuori?» La risposta fu che gli aiuti più vicini erano alla base aerea americana di Aviano, in Italia, da cui i caccia dell’Air Force potevano arrivare in due o tre ore; ma al momento non



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